Adriatic Sea

Adriatic Sea

ADRIATICO, mare (A. T., 22-23). – Il nome è derivato dalla città di Adria (v.), antichissima colonia, d’origine incerta (illirica, etrusca o greca), ma che già nel sec. V a. C. aveva rapporti commerciali colla Grecia. Il nome di mare Adriaticum (Hadriaticum), prima riservato alla parte settentrionale, si estese fino al Gargano, poi a tutto il seno, che i Romani chiamavano anche Mare Superum, per distinguerlo dall’Inferum (Tirreno). Il mare Adriatico può considerarsi come un golfo del mare Ionio, che, attraverso il canale di Otranto, si spinge in direzione da SE. a NO. fino ai golfi di Venezia e di Trieste, per una lunghezza di circa 430 miglia marine (800 km.) e una larghezza variabile tra 50 e 120 (92 e 222 km.); tra il 40° e il 46° di lat. nord e tra il 12° e il 20° di long. est.

Tutta la costa occidentale e settentrionale e, ad E., tutta la costa della penisola istriana fino a Fiume appartiene all’Italia; la costa orientale, da Fiume al golfo di S. Giovanni di Medua, alla Iugoslavia; da quel punto a Capo Linguetta, limite orientale del Canale d’Otranto, all’Albania.

Caratteri della costa. – Vi è una differenza spiccata fra la costa occidentale e l’orientale. La costa occidentale, e, possiamo aggiungere, la settentrionale fino alla foce dell’Isonzo, è quasi in tutto il suo percorso una costa unita, cioè senza sporgenze e rientranze accentuate, e quindi senza porti naturali, e piatta, cioè a declivio dolce che si prolunga anche a distanza di parecchi chilometri entro mare, impedendo, per la bassezza dei fondali, l’accostarsi di navi a pescaggio di parecchi metri. Questi caratteri corrispondono alla natura del paese retrostante, che nella parte meridionale, dal capo di S. Maria di Leuca al promontorio del Gargano, è costituita da una serie di altipiani poco elevati degradanti dolcemente al mare; dal Gargano a Cattolica dalle colline preappenniniche, attraverso le quali scendono numerosi fiumi paralleli convoglianti al mare grandi masse di detrito; da Cattolica all’Isonzo dall’orlo della grande pianura alluvionale, padana e veneta. Solo in tre punti l’uniformità della costa viene interrotta da sporgenze più o meno accentuate: dal promontorio del Gargano, gruppo montuoso isolato che si innalza a 1056 m. nel Monte Calvo, a 874 nel M. Sacro e si spinge per oltre 50 km. entro mare; dal Monte Conero ad Ancona, dove l’Appennino s’accosta al mare; dal delta del Po.

La costa orientale, dal golfo di Trieste fino al confine tra la Iugoslavia e l’Albania, presenta caratteri radicalmente diversi, corrispondenti alla diversa natura del retroterra. Le Alpi Giulie e Dinariche si mantengono in molti tratti aderenti alla costa, prima con caratteri di altipiano (Carso triestino e istriano), poi di rilievi, alternantisi con solchi, paralleli alla costa stessa (Monti Capella e Velebit) e spingentisi in alcuni punti in promontorî e penisole dirette da SO. a NE. (penisola di Zara, Punta Planka, penisola di Sabbioncello). Molte isole allungantisi nello stesso senso parallelamente alla costa, separate da questa e tra loro da canali, tra uno sciame di isole minori e di scogli, rappresentano un’estensione entro mare di questa struttura a rilievi e solchi paralleli, in parte sommersi. Qui predominano quindi i caratteri di costa frastagliata ed erta, con profondi golfi aventi quasi carattere di fjord e numerosi porti naturali, tanto nella costa che nelle isole. Per il carattere prevalentemente carsico del retroterra e delle isole, mancano per lungo tratto fiumi che apportino materiale detritico d’alimentazione della spiaggia. La costa albanese, invece, è prevalentemente piatta, come orlo delle pianure alluvionali e lagunari create dai fiumi Drin, Mati, Arzen, Shkumbi, Semeni e Voiussa; tale mutamento risponde alla diversa natura geologica dei terreno retrostanti (più recenti e non carsici), che permettono la formazione di una ricca idrografia superficiale. Qui la costa è quindi anche molto mutevole e difficilmente accessibile anche a navi di non forte pescaggio, salvo il golfo di Valona, protetto a sud dal lungo promontorio dei M. Acrocerauni, che termina nel capo Linguetta.

A determinare i caratteri delle coste nei varî tratti, contribuiscono, oltre la natura del retroterra, i movimenti del mare: moto ondoso, maree e correnti.

Bacino idrografico dell’Adriatico. – Da quanto si è detto, appare che per lungo tratto della sua costa non è grande il tributo di acque dolci superficiali dalle terre circostanti al mare Adriatico: lungo la costa occidentale, per la vicinanza della linea appenninica di displuvio, che non permette la formazione di fiumi di lungo percorso e forte portata, per la bassezza e il carattere carsico dei rilievi pugliesi, e per la scarsità delle piogge nell’Italia meridionale; lungo la costa orientale, pel carattere carsico predominante sul maggior tratto di essa. L’afflusso da questo lato è dato prevalentemente da sorgenti subacquee lungo le coste istriane e dalmate. Il principale contributo di acque superficiali è dato, all’estremo settentrionale, dal Po e dai fiumi veneti, all’estremo meridionale, dai fiumi albanesi. La valle del Po può considerarsi come il naturale prolungamento del bacino adriatico, chiuso nell’arco non interrotto dei rilievi appenninico, alpino e dinarico.

Ongine ed evoluzione del bacino adriatico. – La pianura padana, nei numerosi pozzi tubolari infissi, si è dimostrata ovunque, dalla pianura piemontese alla pianura veneta, di natura alluvionale e deltizia fino a profondità di 100, 200 e più metri, oltre i quali si raggiungono sabbie marine plioceniche. Ciò prova che ancora nel Pliocene l’Adriatico si estendeva nella valle del Po fin oltre Torino. In quell’epoca si estendeva anche oltre i confini attuali, specialmente ad O., spingendo un ramo a ponente del Monte Gargano, e nelle epoche anteriori esso era ancora più esteso; si è andato sempre più restringendo per il progressivo sollevamento delle Alpi, delle Dinaridi e dell’Appennino. La sua costituzione entro il bacino attuale non sarebbe quindi che la conseguenza di quel grande fenomeno orogenetico, iniziatosi nel Miocene e che sembra ancora in corso di svolgimento. Secondo gli studî di De Stefani e i più recenti di Bourcart, sembra che continui nella zona delle Dinaridi un processo di corrugamento in cui si alternano zone anticlinali di sollevamento e sinclinali di sprofondamento. Il bacino adriatico, dalle Alpi Occidentali al Canale d’Otranto, può considerarsi come una grande geosinclinale, che è andata sprofondandosi in corrispondenza al sollevamento della zona montuosa che la circonda, e che in gran parte ricolmata dai depositi glaciali e alluvionali che hanno costituito la pianura padana.

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Tratto da Enciclopedia Treccani 

https://www.treccani.it/enciclopedia/mare-adriatico_%28Enciclopedia-Italiana%29/

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